Nel bosco con il lupo

Alcuni giorni fa, la nostra Arancia – oca mamma - ha terminato la cova (link articolo). Ciò ha reso tutti i componenti del numeroso branco, molto felici (logicamente non le oche e non noi, come avrete potuto percepire leggendo l’articolo sopra linkato).
Arancia aveva posizionato il suo nido in zona limitrofa al passaggio che unisce il giardino superiore a quello inferiore. Le nostre creature adorano il giardino inferiore – e come disapprovarle, è un bosco fresco e riparato, nessun estraneo può accedervi eccezion fatta che per le volpi, i porcospini, i cinghiali e occasionali faine.
Nel momento in cui Arancia, non ha più stazionato giorno e notte nel nido, Paolo ed io l’abbiamo rimosso liberando il corridoio di accesso.

Sono cinque giorni che non si vedono più code scodinzolanti attorno casa, sono tutti giù nel bosco a godersi un po’ di frutta e soprattutto il fresco.

Eowyn e Faal, i meno discreti, catapultandosi fuori dalla cucina si precipitano davanti al cancello di passaggio. Nell’attesa del nostro arrivo vi stazionano spiccando salti altissimi che li portano ad oltrepassare di gran lunga la linea del cancello – non capisco cosa li freni dall’oltrepassarlo, 1.80 di altezza, ma ne sono contenta.
Verso l’una di oggi, nella consueta passeggiatina del cucciolo (Faal), invece di sbrigarci a rientrare per la pappa del mezzodì, a tutti e due (Faal e Barbara) ci prende la smania di tuffarci nel bosco in solitaria (non capita molto spesso di riuscire ad isolarsi dal resto del branco e di godersi alcuni attimi di un ‘core a core’…)
Passeggiare con lui al fianco e lasciarsi trasportare dall’immaginazione è un tutt’uno.
Arrivati giù, nel punto più lontano da casa del giardino, Faal ed io ci guardiamo e poi insieme guardiamo oltre di noi… fuori dalla rete di cinta c’è un bosco nel quale non portiamo quasi mai nessuno, è il bosco dove stazionano tranquille le volpi e gli altri animaletti liberi da vincoli umani.
Il desiderio di andare là fuori però è forte e così… tlak… apro il piccolo cancello di ferro.
Faal si trasforma.
Di solito è un buon gregario, osa ogni tanto nelle gerarchie ma rientra subito nei ranghi di cucciolone appena oltrepassa la misura. Nelle faccende domestiche è sempre un po’ guardingo, leggermente schivo e diffidente, un Saarloos. Nel bosco incontaminato no.
Annusa tutto… il terreno, l’aria, il sasso, il cespuglio, l’albero… si allontana da me ed io comincio a tremare.
Abito in un luogo dove il popolo considera gli animali solo come esseri da utilizzare e non ama attardarsi in loro compagnia… è un popolo che ancora è convinto che un cane con le orecchie a punta è un lupo, che sia questo un Pastore Tedesco o un similare a lui… ricordo che per allenarmi nelle prove di ricerca in pista con i miei Pastori, dovevo alzarmi prima dell’alba per non incappare nelle greggi e non subire conseguenti angherie vocali… la convinzione è ‘dove passa il lupo, la pecora non mangia’… figuriamoci se vedessero scorazzare felice in un prato un ‘quasi’ vero lupo… la paura che Faal si possa allontanare ed uscire dal bosco, allo scoperto nel grande prato oltre il nostro terreno, mi attraversa come una doccia fredda…

A Faal non interessa la grettezza umana, da ‘essere mistico e superiore’ quale è per trasporto genetico, ama il bosco e la natura che nasconde… diffida dell’uomo ma non lo conosce abbastanza.

Faccio appello a tutto quello che i miei ragazzi, nel corso degli anni, mi hanno insegnato, per non cadere nelle trepidazioni umane, tranquillamente mi incammino con lui per un breve tratto. Insieme respiriamo la natura. È stupendo!

Tornati in casa, il piccolo Faal, si è sdraiato ai miei piedi e si è addormentato.

Il lupo si è affacciato per alcuni istanti sul suo volto e mi ha regalato un’emozione memorabile.

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